La Festa di San Giovanni, o meglio detta, la notte di S. Giovanni Battista cade tra il 23 e il 24 giugno. Festa Cristiana, ma di origine pagana: si celebra il solstizio d’estate con tradizioni, diverse di paese in paese, tramandate fino ai giorni nostri.
Il fuoco era propiziatorio per i raccolti, si facevano previsioni sui raccolti e sull’andamento della stagione estiva, ma era anche elemento purificatore per tutti coloro che si trovavano attorno a esso. Il momento del falò era anche momento di ritrovo della comunità, con particolari riti “magici” per sugellare le amicizie e trovare l’amore. Oltre al fuoco, l’elemento fondamentale è l’acqua (legata a San Giovanni Battista colui che battezzò Gesù): la rugiada al mattino è l’elemento che caratterizza molti riti propiziatori per giovani innamorati o che stanno cercando l’amore. Anche le erbe selvatiche e i fiori di campo hanno un significato tutto magico ma soprattutto proprietà benefiche se raccolte proprio durante la notte più corta dell’anno
A Voltago e Frassenè Agordino le donne raccoglievano i fiori e li legavano in mazzi di ghirlande fino all’anno seguente mentre i ragazzi (celibi) di Frassenè portavano un grande ceppo davanti alla chiesa e sceso il buio lo accendevano …. e rimanevano a far baldoria intorno al falò fino alla mattina successiva…
A Frassenè i fiori di San Giovanni sono considerati il trifoglio bianco e il giglio bianco.
Tratto da una lettera di Francesco Pellegrini ad Angela Nardo Cibele del 19 marzo 1890, Palermo Casa Editrice Lauriel di Carlo Clauser, 1890
A Voltago (Maria Miana) si fa la raccolti dei fiori sui prati come in Canale e a Taibon, senza fare il bagno la notte; ma le donne li conservano per superstiziosi devozione, legati in mazzi e in ghirlande fino all’anno seguente. Così pure una giovane domestica sui compagna nativi di Tòccol (comune di Agordo) raccontò che anche colà le fanciulle da marito vanno a cogliere i fiori durante il suono delle campane la vigilia di San Giovanni, ma li conservano in ghirlande e non ne fanno altro uso.
A Frassenè (paesello nel comune di Voltago) la istessa Maria Miana mi narrò che come si suole negli altri luoghi, le tó§e ( raccolgono i fiori ecc… ma colà anche i tó§i, cioè i giovani celibi fanno i fatti loro. I giovani dunque li vigilia di San Giovanni trascinano un zòc (ceppo), il maggiore che trovano, sulla piazza davanti alla chiesa; e poi quando è discesa la notte lo accendono e lo fanno ardere mentre essi mangiando e bevendo, cantando e vociando, consumano la notte. Il più delle volte, la mattina seguente, la ceppaja arde ancora, specialmente se è grossa e lenta a bruciare e consumarsi.
Testo di Elisa Manfroi
Bibliografia
G. B. Rossi, Vocabolario dei dialetti ladini e ladino-veneti dell’agordino, Istituto Bellunese di Ricerche Sociali e Culturali, Belluno, 1992)
Fior de San Doàne
trifoglio bianco
Fior de San Gioàni
Gosaldo, orecchio di lepre (Melandryum rubrum, L.)
Agordino Centro Meridionale, giglio bianco (Lilium candidissimum L.)
Frassenè, giglio di monte (Paradisia Liliastrum Bert.)