Sarà capitato a tutti, durante una escursione ai piedi delle nostre belle montagne di osservare sulle pareti verticali dolomitiche o calcaree delle strane strisce scure che ricordano macchie d’inchiostro. E’ facile notarle in corrispondenza di fratture della roccia, lungo colatoi e in zone dove l’acqua di ruscellamento tende a farsi strada fuoriuscendo da fessure.
A queste strane striature verticali viene dato, non a caso, il curioso nome di “macchie di inchiostro” e sono note anche con il nome tedesco di “Tintenstriche” e appaiono, viste da lontano, come colate scure sulla roccia.
In realtà questo fenomeno è dovuto alla presenza di particolari microorganismi, i cianobatteri. Un tempo chiamati alghe azzurre o alghe verdi-azzurre, vivono in ambienti dove l’umidità è garantita, quindi trovano le condizioni ottimali lungo i rigagnoli di acqua che escono da fratture delle rocce calcaree e dolomitiche: si tratta di organismi procarioti, ovvero privi di nucleo cellulare, che hanno capacità di svolgere la fotosintesi clorofilliana e dal loro accumulo si formano delle vere e proprie croste che noi vediamo come strisce nerastre diffuse in tanti climi da quelli temperati, come alle nostre latitudini, fino alle zone aride.
Grazie alla presenza di particolari sostanze riescono a resistere in condizioni ambientali difficile come quelle delle nostre montagne, sfruttando l’umidità e resistendo alle intense radiazioni solari. Quindi, quando guardiamo una parete dolomitica con queste strane strisce nerastre, non dimentichiamoci che la loro presenza è dovuta a forme di vita primitive, ma ben adattate a questo ambiente difficile come quello alpino.