A cura del Professor Alberto Bertini – Instagram
Le Dolomiti oggi appartengono ad un ristretto settore delle Alpi Meridionali interessato solo marginalmente da eventi sismici: l’Agordino, in particolare, se si eccettua la parte meridionale che lo collega alla zona bellunese, è stabile dal punto di vista tettonico ed addirittura la sua parte settentrionale risulta quasi del tutto asismica.
“Protette” da due grandi strutture geologiche come la Linea della Valsugana che passa per la Valle Imperina, Agordo e La Valle Agordina e a nord dalla Linea di Funes, che è impostata in parte sulla omonima valle altoatesina, le Dolomiti godono quindi di una certa tranquillità tellurica. Solo qualche lieve scossa ogni tanto ci ricorda che la terra è comunque in continuo movimento.
Andando indietro di milioni di anni, quando ancora le Dolomiti dovevano nascere, la nostra zona era occupato da un mare poco profondo con spiagge sabbiose: ogni tanto qualche evento sismico modificava questo ambiente particolare e così diverso da quello attuale. Come facciamo ad affermarlo se oggi siamo circondati solo da montagne e vallate tipiche di ambiente montano?
In tutte le Dolomiti, ed in Agordino in particolare, al di sotto di quelle che un tempo erano zone di mare poco profondo a sedimentazione carbonatica, le cosiddette piattaforme carbonatiche che oggi corrispondono ai massicci dolomitici, affiora con grande continuità la Formazione di Werfen , dal nome della località austriaca dove per prime queste rocce vennero studiate.
Ed è proprio che in alcuni settori di questa formazione geologica che si sono conservate le tracce che ci servono per ricostruire l’antico ambiente marino. In particolare ci sono delle strutture sedimentarie che ci permettono di dire che si trattava di un territorio vicino alla linea di riva: come oggi si vedono le increspature del fondo sabbioso, i cosiddetti ripple marks, sulle nostre spiagge, nelle rocce werfeniane si sono conservate fossilizzandosi diventando quindi roccia.
I resti fossili di organismi marini ci confermano poi questa ipotesi. Si tratta ora di vedere come facciamo a dire che terremoti potevano innescare frane sottomarine perturbando ogni tanto l’ambiente. Anche qui entra in gioco la sedimentologia, ossia lo studio dei sedimenti che compongono le rocce.
Girando in molte località dell’Agordino sarà capitato a molti di osservare delle strane forme che risaltano se confrontate con le superfici lineari degli starai deposti in ambiente tranquillo: i movimenti tellurici innescavano piccoli franamenti e colamenti della sabbia che assumeva così varie forme strane, tra cui le caratteristiche strutture dette “Balls and Pillows” (Palle e cuscini) ovvero forme rotondeggianti a sedimentazione concentrica .
In particolare in alcune zone specifiche della Formazione di Werfen, chiamate Membro di Campill (dal nome del paesino della Val Badia), se ne trovano in abbondanza, tanto è vero che i geologi hanno definito questo fenomeno con il nome “Evento Campill” ad indicare una fase di intenso tettonismo nella zona dolomitica con terremoti e frane sottomarine: questa fase, datata a circa 250 -248 circa milioni di anni fa) sarebbe anche coincisa con l’emersione di alcune zone a formare isole e lembi di terre emerse, come dimostrerebbe l’aumento della cosiddetta “frazione terrigena” delle rocce, ovvero una grande quantità di sedimenti erosi dalla terraferma e portati al mare da eventi meteorici.
Questo breve articolo vuole quindi invitare il semplice turista o valligiano a guardare con occhio diverso queste rocce che ai più appaiono insignificanti, ma che nascondono una miniera di informazioni sull’antico ambiente agordino prima si formassero quelle meravigliose cattedrali di roccia che oggi chiamiamo Dolomiti.