A cura del Professor Alberto Bertini – Instagram
La storia geologica delle Dolomiti è lunga e complessa: prima di diventare la catena montuosa che oggi frequentiamo per i suoi paesaggi unici al mondo, questa area era sede di un mare poco profondo situato al bordo di un golfo marino che separava un grande continente (l’attuale Africa) da quello settentrionale, ovvero l’Eurasia.
Una storia quindi che nasce molti milioni di anni fa, circa 300, quando una catena montuosa si sollevò trasformando i sedimenti che erano andati accumulandosi sul fondo marino: dalla trasformazione delle argille marine di allora nacquero le filladi, quelle rocce dal colore argenteo che oggi affiorano al Col di Foglia, a Ponte Alto, in Valle Imperina, ecc. Altre rocce simili, derivate però dalla trasformazione di rocce magmatiche, si formarono sempre in questa area che va da Agordo al Primiero e a cui è stato dato il nome di Basamento: esso “sorregge” (fa quindi da base) tutte le rocce che si sono formate in tempi successivi e che costituiscono le vere e proprie Dolomiti.
Le rocce metamorfiche agordine hanno un’età che è stata valutata in circa 600 milioni di anni in base al ritrovamento di fossili di pollini (acritarchi) proprio al Col di Foglia.
Il Basamento si infila sotto la catena dolomitica , piegandosi a formare una grande struttura piegata chiamata pop-up, per riaffiorare nella zona della Val Pusteria. Dove possiamo allora vedere tutte le rocce che, impilate sopra di esso danno vita alla catena più bella del mondo e soprattutto, esiste un luogo dove si possa seguire, partendo proprio dal Basamento, tutta la serie stratigrafica completa delle Dolomiti?
Ebbene questo posto è proprio la conca di Agordo! Infatti sia al Col di Foglia che in Valle Sarzana affiorano quelle particolari rocce dal colore rossastro chiamate Arenarie di Val Gardena (260 – 255,3 m.a.), derivanti dall’erosione di una grande caldera vulcanica ricca di porfidi, la cosiddetta Piattaforma Porfirica Atesina che proprio in Alto Adige raggiunge il massimo spessore. Al di sopra di queste rocce deposte in ambiente continentale lungo corsi d’acqua dal breve tracciato, si sono deposti i gessi ed i calcari della Formazione a Bellerophon ( 255,3 – 253 m.a.) che ad Agordo e dintorni affiora lungo il Torrente Rova nei pressi di Nagol: essa rappresenta la prima vera trasgressione marina delle Dolomiti, ovvero il primo ingresso del mare su un territorio continentale.
E’ interessante notare che il nome deriva da un piccolo mollusco che è noto per la sua rarità come si legge in molti testi geologici e che invece si rinviene facilmente proprio sul Torrente Rova in calcari nerastri nei pressi di Agordo. Sopra queste rocce, a testimoniare di un ambiente ormai francamente marino, affiorano le rocce molto diversificate (argille, calcari, marne,ecc.) della Formazione di Werfen (253 – 247 m.a.) caratteristiche di molte località agordine. In particolare nella zona del Torrente Framont, ma non solo, seguono sopra questa formazione werfeniana tante rocce depositatesi durante un periodo geologico molto complesso, l’Anisico, che si possono incontrare salendo, ad esempio, da Agordo verso il Framont o al Rifugio Carestiato: ad esse sono stati dati nomi come Formazione di Agordo, Calcareniti di Listolade, Calcari scuri del Framont a testimoniare l’importanza degli affioramenti agordini e si trovano al di sopra di un potente banco dolomitico, la prima vera piattaforma delle Dolomiti, costituito da Dolomia del Serla Inferiore, affiorante nella zona di La Valle, Agordo fino alla Valle di San Lucano.
Nei boschi che portano a Binatega affiorano in grandi bancate i calcari della Formazione di Livinallongo che vengono poi sormontati dalle rocce del Ladinico della Formazione di La Valle (237-232 m.a.), come ad esempio al Torrente Rova di Framont, e del Carnico della Formazione San Cassiano ( Val di Vie, Casera Framont) rocce bacinali antistanti la piattaforma dolomitica del Framont: se poi osserviamo il versante destro della Valle del Cordevole nella conca agordina non si possono non menzionare il gruppo dell’Agner-Croda Granda e Pale di San Lucano dove la Dolomia dello Sciliar ladinica (243,9-238,8 m.a.) raggiunge la massima espressione nelle ripide pareti verticali.
Se invece ci rivolgiamo verso il gruppo del San Sebastiano-Tamer-Castello del Moschesin entriamo nel regno della Dolomia Principale (223 – 200 m.a.) che, con i vicini Monte Celo e Moiazza, cinge la conca agordina con le sue cime, poggiante alla sua base sulle rocce argillose della Formazione di Travenanzes.
Non è ancora finita: al di sopra della dolomia i potenti banconi dei Calcari Grigi giurassici costituiscono la parte sommitale della Moiazza e del Monte Celo. A sud di Agordo, salendo alla conca di Folega nel gruppo del Monte Celo, si attraversano gli strati del cosiddetto Rosso Ammonitico che un tempo veniva qui usato come materiale estratto dalle piccole cave della zona. Altre formazioni ancora più recenti affiorano infine sempre nella zona del Monte Celo.
Ovviamente queste brevi righe non sono sicuramente un compendio definitivo di ciò che si può incontrare percorrendo la conca di Agordo, ma solo uno spunto per considerare questa zona come forse il solo settore delle Dolomiti dove si possa vedere da un unico posto tutta la serie stratigrafica dalle rocce più antiche alle più recenti: questo potrebbe essere anche una prima proposta per istituire un’ “Alta Via del Tempo Geologico” unendo le varie località di affioramento di tutte le Formazioni dolomitiche.
Se ad esempio si sale al Rifugio Scarpa o sull’isolato Col Menadar, si ha un quadro a partire dal basamento fino alle rocce terziarie a sud del Monte Celo, un’occasione davvero eccezionale per avere un quadro completo di tutta la geologia dolomitica: 600 milioni di storia!