I Pavarui o panevin a Cencenighe Agordino prevedevano, oltre ai classici falò propiziatori anche il rogo di un fantoccio, chiamato “el Nane Mut”.
Questa tradizione, tenuta oggi in vita dai coscritti del Paese, prevedeva che le coscritte (femmine) si trovassero, in gran segreto, a “confezionare” il pupazzo: con foglie secche, stracci, paglia e cose vecchie che potessero essere poi facilmente bruciate. Le coscritte poi dovevano nascondere el Nane Mut, in luogo difficilmente accessibile ai coscritti maschi, che dovevano trovarlo prima dell’alba dell’Epifania.
I coscritti maschi, quindi, girovagavano per il paese alla ricerca dell’ormai famoso Nane Mut: una volta trovato, veniva portato in giro per il paese, tra i canti e gli schiamazzi dei coscritti ( ormai riuniti femmine e maschi) e infine bruciato nella pubblica piazza…
Per poi finire gettato nel Torrente Biois o nel Cordevole.
«… Ma l’interesse maggiore della festiva nottata si accentra in una stanza appartata, rigorosamente segreta chiusa a sbarre; ivi si son date convegno le più bule del villaggio, ivi ferve il lavoro.
Mentre alcune attendono alle pignatte per l’imbandimento della cena di mezzanotte (a base di la§àgne, tortièi, forostì, gnoch frit) altre stanno prodigandosi con stracci, strame (olva) e paglia alla fabbricazione di un pupazzo, el nane mut.
Si aggirano i giovani per le stradette del villaggio alla ricerca affannosa della casa fortunata, che ospita il bamboccio, centro spassoso di attrazione per tutta la seguente giornata. Avviene alle volte che dopo atti di violenza non prevista, i giovani riescano a penetrare, magari dal tetto, nella casa ed a rubare prima dell’alba il fantoccio non bene custodito con grave scacco delle poco solerti ragazze. Ma normalmente el nane mut pende goffamente all’alba da un solaio o si delinea sul candore delle nevi di un tetto.
Viene portato con generale allegria in giro per il paese accompagnato da risa, schiamazzi e grida sguaiate di viva el nane e riceve particolari festeggiamenti nella sala da ballo.
Dopo essere passato per mille mani, dopo aver subito infiniti maltrattamenti, il povero pupazzo malconcio, mutilato e mezzo sfasciato, finisce la sera nella piazzetta fra le fiamme in orgiastica baldoria gettato dal ponte del Cordevole, galleggia nella gelida calma lunare».L’Epifania a Cencenighe, in El bràndol, anno II, n. 1, Agordo 1947 di Giovan Battista Pellegrini
© Secco Gianluigi 2001 – AUTORE – Mata
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Testo di Elisa Manfroi