ARVA … o per meglio dire, ARTVA & FRIENDS!
di Valerio Scarpa di Travelsport
Per almeno vent’anni l’apparecchio fondamentale per la ricerca di dispersi in valanga si è chiamato ARVA, ma, qualche anno fa, una casa produttrice si è accorta che il termine non era stato registrato da nessuno, così se n’é impossessata, chiamando in tal modo i suoi prodotti e costringendo le altre case a cambiare il nome.
Va beh, dettagli a parte, l’apparecchio per la ricerca di dispersi in valanga (arva o artva poco importa!) è un ricetrasmettitore diffuso in tutto il mondo, che opera in trasmissione o in ricerca in un’unica frequenza, i 457 kHz, riconosciuta ed utilizzata da tutte le case madri.
Ricetrasmettitore perché durante un’escursione tutti i componenti lo indossano in modalità trasmissione; qualora uno o più escursionisti vengano coinvolti in una valanga, il resto del gruppo potrà commutare i propri strumenti in modalità ricerca, andando così identificare i punti in cui si trovano i malcapitati.
Ma facciamo un passo indietro …
Siamo alle porte di un inverno che si presenta, finalmente, come da tempo si desiderava fosse: tanta, tanta neve e quindi?
Quindi se la voglia è quella di uscire dagli “ambiti controllati”, vale a dire dalle piste da sci, è necessario dotarsi di un buon KIT PER L’AUTOSOCCORSO IN VALANGA. Esso è composto da artva, pala e sonda a cui aggiungerei un’ottima capacità d’utilizzo degli stessi, una ragionata lettura dei bollettini neve-valanghe e meteo ed una buona dose di prudenza!
A chi servono tutte queste cose? Sciatori fuori pista, o, come si dice oggi “freeriders”, sci-alpinisti, appassionati di scalate su cascate di ghiaccio e … ciaspolatori! Ebbene sì, anche il magico mondo delle ciaspole ha, senza se ne ma, assoluto bisogno di possedere e saper utilizzare al meglio un kit per l’autosoccorso in valanga. Perché, nell’era dell’elisoccorso super efficiente, è necessario saper procedere all’autosoccorso in valanga?
Con il termine autosoccorso si intende la capacità di un gruppo di recuperare uno o più compagni che malauguratamente siano stati sepolti da una massa di neve in movimento. E perché è così importante l’autosoccorso, anche ai tempi dell’elisoccorso super efficiente? Per svariati motivi, ma uno su tutti: non c’è abbastanza tempo!
Infatti studi statistici hanno rilevato come un sepolto in valanga abbia il 90% di possibilità di essere tratto in salvo se dissepolto entro 18 minuti dal seppellimento; poiché i tempi medi di operatività di una squadra di elisoccorso sono di 20 minuti, siamo già fuori tempo e questo “fuori gioco” fa sì che le probabilità di trovare vivi eventuali sepolti scendano dal 90 al 34% … capito perché è fondamentale saper farcela da soli?!?
Fin dall’inizio abbiamo però parlato non di artva, bensì di kit di autosoccorso, composto da artva, pala e sonda … infatti se chi cerca non dispone anche di sonda e pala siamo già certi che non riuscirà in nessun caso a disseppellire il proprio compagno in tempo utile. L’artva infatti ci permette di trovare il sepolto all’interno della valanga, la sonda sarà invece protagonista nell’identificare con precisione assoluta il punto che andrà finalmente spalato fino a raggiungere il sepolto. La mancanza di uno solo di questi strumenti pregiudica, senza possibilità di appello, il successo dell’intera operazione.
Alcuni consigli pratici.
Acquistate un kit per l’autosoccorso di ultima generazione, in cui l’artva abbia quattro caratteristiche fondamentali: sia digitale, a tre antenne, semplicissimo da usare ed abbia la funzione di marcatura. Cos’è la marcatura? E’ la possibilità di “escludere” dal mio artva in ricerca il segnale dell’apparecchio appena trovato. Perché? Perché se tale funzione risulta assente, una ricerca di più sepolti contemporaneamente, risulta pressoché impossibile … specie se ricordiamo che abbiamo 18 minuti per disseppellire tutti i coinvolti. Va beh, ma quante volte capita che finiscano più persone sotto una valanga? Il 50% degli incidenti in valanga coinvolge più persone, quindi una volta su due la funzione di marcatura è fondamentale! Imparate ad usarlo frequentando un corso (CAI o GUIDE ALPINE) in cui sia dedicato tempo ed attenzione al tema e continuate ad allenarvi all’uso.
Non dimenticate di controllare sempre lo stato di efficienza del vostro apparecchio, il livello delle batterie (non utilizzare batterie ricaricabili) ed di avere sempre con voi un pacco di scorta. Indossare l’artva correttamente, ben allacciato, al di sotto di quanti più strati possibile, per tenerlo al caldo; accendetelo, controllate ad ogni gita il suo corretto funzionamento (check del cancelletto).
Ma il modo migliore per utilizzare il kit di autosoccorso è quello di usarlo solo e soltanto in esercitazione! Ecco dunque che un’ottima conoscenza del metamorfismo della neve, dei siti tipicamente valanghivi, del territorio dove ci si sta muovendo sono elementi fondamentali, a cui è necessario aggiungere un’ottima capacità di lettura dei bollettini neve-valanghe e meteo, per evitare di andare ad infilarsi in situazioni spiacevoli.
Insomma le cose da fare sono tante, ma sono anche interessanti, coinvolgenti … necessarie!
Cosa NON fare …
Uscire dagli ambiti controllati senza aver prima fatto tutti i compiti sopra elencati.
Credersi esperti e quindi esenti da pericoli … Esperto attento! La valanga non sa che sei esperto!
Comperare vecchi artva analogici perché il mio amico esperto mi ha detto che vanno benissimo, anzi, meglio dei digitali … Prima di credergli fategli fare una ricerca multipla e ricordate: un incidente in valanga su due coinvolge più persone ed avete 18 minuti per disseppellire tutti con buone probabilità di successo!
Comperare tutto e poi non imparare ad utilizzarlo … Sulla pista appena sotto il Col Margherita, c’è un bellissimo campo per le prove artva gratis e aperto a tutti!
Uscire senza aver prima controllato lo stato delle batterie.
Lasciare tutta l’estate le batterie nello strumento o utilizzarlo con poca cura … è comunque un apparecchio elettronico e, come tale, va trattato con attenzione.
Indossarlo vicino al cellulare, con il quale potrebbe interferire, dando seri problemi, specie in fase di ricerca.
Resistere alla tentazione di continuare ad esercitarci, ad imparare, a migliorarci. Il mondo della nivologia, lo studio delle valanghe e delle tecniche di soccorso continua ad evolvere offrendo sempre nuovi interessantissimi spunti: guai ad impigrirsi o peggio a ritenersi saputi!
Quanto sino ad ora descritto ha un valore assolutamente indicativo, certamente parziale, non si cita mai il valore insostituibile dell’esperienza, elemento fondamentale che troppo spesso, purtroppo, trova declinazioni profondamente soggettive e diverse tra loro.
Iniziamo ad uscire dagli ambiti controllati in compagnia di persone esperte, realmente esperte. Un bravo carpentiere non deve per forza essere un bravo sci-alpinista/ciaspolatore/ghiacciatore … e non è sempre detto che noi inesperti abbiamo la capacità di riconoscere e valutare le sue competenze.
Facciamo tutto per piccoli passi, cresciamo con calma, curiosità, voglia di ragionare e capire. Frequentiamo corsi, leggiamo testi e soprattutto continuiamo ad esercitarci nella ricerca con l’artva, nel sondaggio e nelle operazioni di disseppellimento con la pala.
Solo così, forse, un maledetto giorno sapremo mettere tutto in pratica senza farci sopraffare dalla paura, dall’ansia, dall’angoscia del momento … o forse quel giorno, grazie a tutto il lavoro svolto prima … non verrà mai!
Valerio