Spiriti delle Dolomiti – sulle orme della scrittrice Amelia Edwards
Abbiamo chiesto ad Alan e Susan di raccontarci come è nata l’idea di ripercorrere, dopo 100 anni, il cammino di Amelia e Lucy attraverso le Dolomiti e di scrivere il libro “Spiriti delle Dolomiti”.
Come è nato il progetto del libro Susan?
Abbiamo impiegato tre anni, dal 2015 al 2018, per completare le nostre ricerche nel ripercorrere lo straordinario viaggio della nostra concittadina Amelia B. Edwards, che chiamiamo affettuosamente Amelia.
Ma questa non è stata la nostra prima esperienza delle Dolomiti – altroché! Alan aveva scoperto il libro di Amelia, Untrodden Peaks & Unfrequented Valleys, in un rifugio sperdutissimo sull’isola di Skye in Scozia nel 1973, esattamente 100 anni dopo la sua pubblicazione. Incuriosito, o forse per meglio dire, incantato dai disegni con i quali il libro era illustrato – che raffiguravano delle montagne così belle, così diverse e fantastiche al punto da chiedersi se effettivamente rispecchiassero la realtà oppure se fossero state solo frutto dell’immaginazione dell’artista – Alan decise di venire a verificare di persona. Così iniziò la sua passione per queste maestose montagne, la zona circostante e la gente che ci abita.
Chi era Amelia?
Amelia fu una donna di grande talento, non solo ebbe un occhio acuto per le belle arti e fu una pittrice prolifera, come dimostrano le sue opere che sono sopravvissute ai nostri tempi, ma fu anche una scrittrice affermata. Una donna indipendente che si guadagnò da vivere con i suoi scritti e questo era una cosa molto rara ai tempi di Amelia.
Grazie alle sue doti di narratrice, il libro di Amelia è di facile lettura, informativo e anche divertente. Descrive la gente come persone generose, grintose, umili e disponibili.Eravamo curiosi di sapere se qualche loro discendente abitasse ancora nelle valli e se fossimo riusciti a trovarli.
La ricerca in Agordino: ci raccontate come avete fatto a trovare le tracce di Amelia?
Una delle prime tappe del viaggio di Amelia che ripercorriamo “alla cieca”, cioè senza aver nessun contatto o punto di riferimento, è il tratto Agordo-Gosaldo. Si sa che l’Albergo Miniere non c’è più, ma speriamo di trovare qualcuno al Caffè Miniere che ci possa dare delle informazioni. Purtroppo, è chiuso e anche l’ufficio del CAI, però riusciamo a reperire dalla libreria locale una copia della traduzione italiana del libro di Amelia, Cime Inviolate e Valli Sconosciute che, successivamente, si è dimostrato utilissimo durante le ricerche.
Partiamo alla volta di Voltago, descritto da Amelia come il “paese delle ciliegi”. I ciliegi dei tempi di Amelia ora non ci sono più, ma come spesso accade “quello che gira torna indietro” e grazie al Ministero delle Politiche Agricole, al bordo della strada tra Voltago e Frassenè oggi c’è una piantagione di Prunus Avium, il ciliegio selvatico. Purtroppo non abbiamo potuto apprezzare la fioritura di quest’albero perché avviene in primavera.
Non troviamo tracce del liutaio Valentino Conedera, menzionato da Amelia, così proseguiamo verso Frassenè. All’ingresso del paese vediamo parecchie costruzioni in legno che sembrano avere più di 150 anni e quindi costituiscono potenziali candidati per la fabbrica di pianoforti di cui parlò Amelia. Invece, non c’è segno di una vecchia fabbrica e neppure l’ombra di una chiave di violino.
Attraversiamo il paese e non troviamo niente quindi torniamo indietro. Alan decide di restare in macchina al fresco e io parto per investigare. Incontro un signore di una certa età che leggeva il giornale seduto all’ombra in piazza. Mi lancio in spiegazioni dettagliate della nostra impresa in generale e di quello che riguardava Frassenè nello specifico, dimostrandogli i passaggi in italiano del libro appena acquistato. Il signore, molto gentilmente, mi informa che non sa niente e che non mi può aiutare perché è solo a Frassenè in vacanza. Così ho imparato la prima lezione di una ricerca: prima di lanciarti in discorsi complicati, assicurati che l’interlocutore sia del posto!
Non c’era altra anima in giro, essendo quasi mezzogiorno, quindi ho pensato di rivolgermi al bar. Il Little Bar letteralmente brulica di gente. La proprietaria, che successivamente abbiamo conosciuta si chiama Luisa Mosca. Al suo invito “Desidera?” arrivo subito al dunque chiedendo: “Cerco la vecchia fabbrica di pianoforti”. Luisa è alquanto perplessa e mi chiede se sono sicura di essere nel posto giusto. Chiede pure agli altri clienti se qualcuno ne sa qualcosa, ma mi guardano tutti con aria dubbiosa. A questo punto tiro fuori la copia di Cime inviolate, spiego l’origine del mio quesito e fiat lux! Luisa riconosce subito il volume e mi racconta della rievocazione del viaggio di Amelia nel 2001. Messo in contesto, si ricorda della famiglia Orgen che fabbricava pianoforti e ci informa che i discendenti sono i proprietari del altro bar, il Bar Alpino. Ci invita ad andare a trovarli mentre lei ci cerca delle foto della rievocazione.
Al Bar Alpino riceviamo una calorosa accoglienza e tutti si dimostrano entusiasti di condividere ciò che sanno. Sebbene oggi nessuno della famiglia costruisca più pianoforti, il retaggio musicale è ancora molto forte. Il bisnipote del costruttore di pianoforti Della Lucia sta adesso studiando al Conservatorio di Venezia ed è già un compositore affermato.
Oramai abbiamo un po’ di fretta per la fame e torniamo da Luisa che ci dimostra l’album delle foto della rievocazione e ce ne regala una, insieme a tante altre informazioni e suggerimenti di chi magari può aiutarci nella nostra impresa.
E’ vero che il titolo del libro vi è venuto in mente proprio qui in Agordino?
A questo punto della nostra ricerca non avevamo un titolo per il libro, eravamo guidati dalla voglia di fare un confronto tra il passato e il presente e di rivisitare i luoghi di Amelia con occhi moderni. Dal suo libro si capisce che Amelia fu toccata dal paesaggio naturalistico delle Dolomiti, spiega più volte le emozioni che suscitò in lei. Prima di partire da Agordo alle 6:30 la mattina dopo un temporale descrive: “L’aria aveva quella freschezza deliziosa che segue a un uragano estivo. Gli alberi, l’erba, i fiori selvatici, persino le rocce sembravano lavati e lasciati ad asciugare al sole … Monte Lucano, somigliante nella forma al Pelmo, come un fratello minore, torreggiava nella nebbia mattutina.”
Anche noi, come tutti quelli che si avventurano nelle Dolomiti, abbiamo provato lo stesso sentimento, ossia abbiamo sentito tutti gli Spiriti della Natura.
La nostra rivisitazione del viaggio di Amelia poteva risultare un esercizio accademico, accurato nei dettagli con foto moderne delle stesse vedute disegnate da Amelia, il tutto accompagnato da note storiche, ma così avrebbe mancato nel suo intento perché ignorava l’aspetto umano che era centrale nel suo libro. Come Amelia, abbiamo trovato sempre delle persone meravigliose, disposte ad aiutarci in qualsiasi momento senza il minimo preavviso: Luisa Mosca ne è un esempio e per noi queste persone sono anche gli “spiriti umani delle Dolomiti” che tramandano da generazione a generazione la stessa apertura e accoglienza di cui godette Amelia.
Ecco che proprio qui in Agordino, dopo questi incontri con queste persone speciali è nata l’idea per il titolo “Spiriti delle Dolomiti”.
Qui termina la giornata a Voltago e Frassenè , nella prossima storia vi racconteremo di Gosaldo , la meta successiva del nostro viaggio di ricerca sulle orme di Amelia !
-Alan e Susan-
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