La Panace di Mantegazza (Heracleum Mantegazzianum, Hogweed in inglese) è un’ombrellifera che può raggiungere i 2.5-4 metri d’altezza nell’arco di una stagione vegetativa, le sue foglie hanno grandi dimensioni ( molto più grandi di quelle “simili” che normalmente troviamo nei nostri prati) , profondamente divise, con piccoli ricci di aculei.
Le infiorescenze, larghe anche mezzo metro, fioriscono in estate e le radici sono tenaci a tal punto che nemmeno Vaia è stata in grado di estirpare completamente e in alcuni luoghi , purtroppo, hanno fatto la loro ricomparsa anche quest’anno in Agordino. E’ una pianta originaria del Caucaso, introdotta dagli inglesi a scopo decorativo quando ancora non si era a conoscenza della sua pericolosità e rapidamente diffusasi lungo i corsi d’acqua di tutta Europa. E proprio lunghi i corsi d’acqua dell’Agordino già era stata avvistata tra Cencenighe e Listolade e segnalata ufficialmente gli scorsi anni (zona La Stanga lungo la Statale Agordina nel 2006). Si tratta di una pianta pericolosa, perché il contatto con i fiori crea uno stato infiammatorio (fitofotodermatite) caratterizzato da arrossamenti, rash cutanei e lesioni papulovescicolari anche persistenti ed è anche una pianta invasiva in grado di diffondersi velocemente e considerata una delle specie vegetali più dannose in Europa. In Agordino erano presenti anche tre esemplari lungo il torrente Missiaga, zona Crostolin di Agordo ed erano sopravvissute incredibilmente alla furia della tempesta di Ottobre 2018 che aveva portato via metri di argine ma non era riuscita a scalfirne le radici che continuavano a produrre piante e infiorescenze. Oggi, grazie agli importanti lavori e soprattutto ai profondi scavi eseguiti per la ricostruzione del ponte, sembrerebbe che le piante siano state rimosse.
COME RICONOSCERE LA PANACE DI MANTEGAZZA Heracleum Mantegazzianum
"Quali i sono i danni ambientali (habitat, altre specie, genetica etc) e sociali (patologie, rischio fisico, etc) provocati da questa specie? Ambientali: H. mantegazzianum è una specie con una notevole crescita rapida ed è in grado di formare densi nuclei monofitici escludendo altre specie; gli effetti della presenza di H. mantegazzianum sono maggiori soprattutto nelle prime fasi d'invasione e in habitat aperti, ruderali, ma anche lungo i corsi d'acqua, in ambienti perturbati dove la specie non ha forti competitori (es. alberi, megaforbie, ecc.). H. mantegazzianum ha effetti negativi sulla ricchezza specifica e la sua presenza induce cambiamenti nel corteggio floristico delle comunità vegetali. Inoltre può modificare l'equilibrio dei nutrienti nel suolo (es. aumento N). La presenza di densi nuclei lungo i fiumi impedisce la colonizzazione da parte delle specie tipiche di questi ambienti, rendendo le sponde nude durante l'inverno ed esponendole a un maggior grado d'erosione. Sociali: H. mantegazzianum può arrecare gravi fito-fotodermatiti (eritemi, dolorose vesciche) a causa delle furanocumarine della linfa contenuta nei peli. L'iperpigmentazione delle parti ustionate può persistere per mesi o anni. Le reazioni si verificano dopo 24-48 ore dal contatto con la linfa quando la pelle è esposta alla luce solare. La linfa rimane tossica anche alcune ore dopo che la pianta è stata tagliata e tale tossicità permane anche se la linfa rimane sui tessuti. Dosi consistenti di furanocumarine possono avere effetti mutageni. La presenza di densi nuclei accresce il rischio di contatto con la specie e può impedire l'accesso a corpi idrici, aree ricreative, strade ecc. "*
"Quali sono gli impatti economici della specie? I maggiori impatti economici sono legati alla spesa per il contenimento della specie; in Germania è stato stimato che il costo annuale legato alla specie è di 12.313.000 euro ripartiti tra costi in ambito sanitario, eradicazione in aree protette, gestione in ambito urbano e lungo le strade.* tratti da *https://www.naturachevale.it/wp-content/uploads/2019/02/Heracleum-mantegazzianum.pdf
Ylenia Vassere