MONTE PÒRE
Scopriamo la geologia delle Dolomiti con il prof. Alberto Bertini
Il versante occidentale del Monte Pòre con le formazioni geologiche impilate una sopra l’altraImmaginiamo di appoggiare tre libri sul tavolo: il primo libro (n.1) appoggia sulla superficie del tavolo.
Il secondo libro, che metto in un secondo tempo (n.2), sta sopra al primo ed il terzo (n.3), che metto alla fine, sta sopra gli altri due.
E’un concetto ovvio che mi fa capire che l’ oggetto (più antico) che sistemo per primo è anche quello che sta più in basso di tutti e man mano che appoggio altri oggetti in tempi successivi si trovano sopra.
Anche in geologia le cose stanno in questi termini: le rocce che si sono depositate in tempi più antichi rispetto alle altre si trovano al di sotto delle più giovani. Osservando però la geologia del nostro territorio agordino mi accorgo però che le cose sono un pò diverse: ad esempio trovo rocce molto antiche come quelle gessose e calcaree della Formazion a Bellerophon nei dintorni di Agordo affioranti a quota 600-650 metri circa e le ritrovo, ad esempio nella zona del Passo Valles a quote decisamente superiori, oppure nella vallata di Livinallongo o sui fianchi del Monte Pòre. Lo stesso discorso vale anche per altre formazioni geologiche, come ad esempio quella di Werfen che affiora sia nel fondovalle agordino (Agordo, Cencenighe, ecc,) che a quote più elevate (es. Monte Pòre, Val Fiorentina, Val Pettorina, ecc.)
Questo fenomeno si può spiegare con il fatto che, quando si sono formate le Dolomiti durante quel processo che si chiama orogenesi che porta alla nascita di catene montuose, ampie zone si sono sollevate formando delle grandi pieghe che vengono denominate Anticlinali: le rocce più antiche sono state portate verso l’alto e sono state messe a nudo dall’erosione.
E’ il caso dell’anticlinale di Agordo, di quella di Cima Bocche e della Val Cordevole che porta, nelle rispettive zone di denominazione, la Formazione a Bellerophon e di Werfen a quote elevate in contatto con altre rocce più giovani. Ma nell’Agordino un altro fenomeno si manifesta in tutta la sua imponenza: nella zona del Monte Pòre, durante la nascita delle Dolomiti, le rocce si sono accavallate più volte in vere e proprie “scaglie” che si sono impilate una sull’altra portando a quote diverse le rocce della Formazione a Bellerophon e di Werfen assumendo spessori notevoli. Questo meccanismo non era sfuggito ai geologi che in passato studiavano l’area dolomitica: già nella prima metà del secolo scorso, la geologa scozzese Maria Ooglivie Gordon descriveva il fianco del Monte Pòre fornendone un profilo geologico ben dettagliato.
In tempi successivi è stato anche possibile dimostrare che il raccorciamento della crosta terrestre in quest’area corrisponde a circa 6 chilometri. Si tratta di un vero e proprio sovrascorrimento causato dalle spinte tettoniche in gioco durante il sollevamento delle Dolomiti ed il livello roccioso che avrebbe permesso tutto questo è stato identificato dal geologo Carlo Doglioni nei gessi e calcari della Formazione a Bellerophon, plastica e facile a “scollarsi” in caso di sollecitazioni.
Come tante carte sovrapposte in un mazzo queste scaglie rocciose impilate hanno portato rocce un tempo situate al di sotto di altre a risalire “sovrascorrere” sulle altre, facendo raggiungere al versante montuoso spessori rocciosi notevolissimi. Osservando ai nostri giorni il fianco occidentale del Monte Pòre, si notano dei “ripiani”, superfici pianeggianti che interrompono il pendio, in corrispondenza delle linee di accavallamento tettonico.
Ecco perchè, risalendo il fianco della montagna, troviamo le stesse formazioni geologiche a quote diverse…e la montagna cresce in altezza raggiungendo quote paragonabili alla alte cime dolomitiche!