Amelia Ann Blandford Edwards, nacque a Londra nel 1831 e fu una scrittrice, giornalista, ed egittologa.
Scrisse il suo primo poema all’età di 7 anni e il suo primo racconto a 12. Scrisse molti romanzi che la resero molto popolare all’epoca, fu una donna molto indipendente, non proveniva da una famiglia ricca e si guadagnava da vivere scrivendo.
Viaggiò a lungo e descrisse i luoghi che visitò come l’Egitto, nel libro “A Thousand Miles up the Nile” ( divenne una fautrice della conservazione dei beni egiziani e nel 1882 fu tra i fondatori dell’Egypt Exploration Society) e visitò e scrisse degli Stati Uniti, nel suo “Pharaohs, Fellahs, and Explorers”.
Ma noi la conosciamo soprattutto per il suo splendido racconto di viaggio “Cime Inviolate e Valli Sconosciute” : nel 1872 Amelia intraprese un viaggio molto avventuroso con l’amica Lucy, che la condusse a visitare le nostre valli Dolomitiche.
Le descriverà così bene e spesso preparando dei dipinti ad acquerello così precisi che, a distanza di 150 anni, ancora ne restiamo affascinati. A tal punto che i fratelli Alan e Susan Boyle ne hanno ripercorso il tragitto nel loro libro “SPIRITI DELLE DOLOMITI” .
Alan e Susan, raccontano di Amelia :
“Amelia ci affascina non solo con descrizioni dettagliate dei posti visitati, ma anche con racconti arguti riguardo alle sue conversazioni con la vasta gamma di gente che incontra: bambini, contadini, preti, guide di montagna, guardie di frontiera e locandieri.
Alcuni loro discendenti, come i Ghedina di Cortina e i Pezzé di Caprile, abitano ancora oggi questi luoghi.
Le montagne rimangono tuttora inalterate e, grazie ai disegni incantevoli di Amelia e ai suoi squisiti ritratti verbali, abbiamo permesso alle nostre fantasie di viaggiare nel tempo e di immaginare com’era la vita in questo patrimonio mondiale durante gli albori del turismo. La precisione degli scritti di Amelia ci fornisce una testimonianza storica ricca e gratificante. Pagina dopo pagina, crebbe la nostra curiosità su quale fosse stata la sorte dei villaggi che attraversò, delle locande che visitò, delle statue che schizzò e dei quadri che scrutò. Ancora oggi, più leggiamo, più ci meravigliamo.
In “Spiriti delle Dolomiti” raccontiamo la storia del viaggio della Edwards, includendo alcune delle conversazione svoltesi con i diretta discendenti delle persone che Amelia conobbero. Pur riconoscendo alcuni degli innumerevoli cambiamenti svoltisi nel tempo, siamo rimasti più colpiti dalle cose che non sono cambiate.”
Amelia era molto intraprendente e parlava un buon italiano, tale da permetterle di interagire con la popolazione locale. Era attenta ai dettagli ed era molto precisa nel riportarli e le sue splendide illustrazioni di montagne e paesi ci danno modo di vedere come erano al tempo, quando ancora le fotografie erano rarissime. Tutto questo ci ha permesso di avere un prezioso strumento per ricostruire la vita di quei tempi e i luoghi che ha visitato, quando ancora in queste zone si vedevano pochi viaggiatori e il turismo e l’accoglienza turistica ancora non esistevano e viaggiare era veramente difficile e pericoloso, una vera e propria avventura.
Quando Amelia vide il monte Civetta scrisse queste parole:
“La grande parete nord-ovest della Civetta, una vera e imponente muraglia di rocce a picco con migliaia di spaccature verticali, dalla cima alle falde e più elevata al centro, si erge in fondo alla valle, oltre il Cordevole in direzione di Caprile, simile ad un grande organo che chiuda la navata di una cattedrale. Verso sera accoglie tutto lo splendore del crepuscolo e, al mattino, quando il sole a oriente è ancora basso, attraverso un velo d’ombra azzurro e soffice, questa montagna appare vaga e irreale come un sogno. Fu così che la vidi la prima volta”
Così Amelia descrive la fine della stesura del suo splendido libro, era il 1873, lei e Lucy erano state tra le prime a visitare le Dolomiti e a descriverne le bellezze dopo gli scritti dei primi viaggiatori che le avevano scoperte, quali John Ball e Francis Fox Tuckett.
“Avevo visitato le Dolomiti nell’estate precedente, e non sono tornata in Inghilterra fino all’approssimarsi del periodo natalizio, ed ero rimasta occupata per gran parte della primavera a preparare quel racconto del viaggio intitolato “Cime inviolate e valli sconosciute.” Il tempo scarseggiava verso la fine, perché i miei editori erano impazienti di produrre il volume entro i primi di giugno; e quando è arrivato il momento di finirlo, sono rimasta sveglia tutta una bellissima notte di maggio, finché non ho scritto le parole di addio. Proprio in quel momento, quando, con un sospiro di soddisfazione, ho posato la mia penna, un usignolo errante sul pero fuori dalla finestra della mia biblioteca scoppia a cantare in un fiume di note il cui genere non avevo mai sentito prima e neppure avrei sentito dopo.
Il pero era in piena fioritura; il cielo dietro ad esso era blu e sereno; e mentre ascoltavo questa musica inconsueta, non pensai ad altro che se fossi stata uno scriba devoto del medioevo che avesse appena finito un’opera laborioso sulla vita di un santo defunto, inevitabilmente avrei creduto che l’uccello fosse un messaggero spettrale, inviato dallo stesso buon santo per congratularsi con me sull’ultimazione del mio compito.”
Amelia B. Edwards
Cime inviolate e valli sconosciute: vagabondaggi di mezza estate nelle Dolomiti.
Ylenia Vassere